Per due coniugi che hanno compreso di voler vivere seguendo strade diverse, il divorzio è la sola alternativa percorribile. Sui generis ci si rivolge ad un legale, puoi scegliere un ottimo avvocato divorzista verona, e quest’ultimo pone in essere un classico iter giudiziario. Ma ad onore del vero è possibile anche effettuare il divorzio in Comune. Ti spieghiamo noi quando e come optare per questa alternativa.
Le condizioni del divorzio in Comune
È solo di recente introduzione nel nostro ordinamento la possibilità di esperire un divorzio direttamente all’ufficio di stato civile del comune di appartenenza. Tuttavia ciò è fattibile solo in presenza di determinare condizioni. In primis non devono esserci figli minorenni, non devono essere figli portatori di handicap anche maggiorenni, non devono esserci figli maggiorenni non economicamente autosufficienti. Va inoltre precisato che con il divorzio in Comune non è possibile stabilire le sorti del patrimonio comune, non ci si può dividere beni mobili e immobili: l’unica questione economica risolvibile è quella inerente all’assegno di mantenimento.
La procedura
Andiamo ora ad analizzare la procedura per il divorzio in comune. Come prima cosa, si stabilisce quale sia il comune di appartenenza: la legge stabilisce che in materia di scioglimento del matrimonio è competente il comune in cui fu celebrato il matrimonio o quello presso il quale risiede almeno uno dei coniugi. Per quanto attiene invece alla procedura vera e propria, come prima cosa si devono produrre i documenti che creeranno il proprio fascicolo. Bisogna quindi presentare, oltre I documenti di riconoscimento dei coniugi, certificato di residenza, atto di matrimonio, autocertificazione che attesti di essere in possesso dei requisiti poc’anzi descritti (quelli inerenti ai figli). Si deve altresì presentare la copia della sentenza di separazione giudiziale o del decreto di omologa in caso di consensuale.
Il costo e i tempi
Ma andando alla questione pratica, quanto costa il divorzio in Comune? Di solito il solo costo che si affronta, è una marca da bollo di 16 euro. Per i più audaci è possibile infatti effettuare questa pratica senza farsi assistere da un avvocato, tuttavia noi suggeriamo sempre di farsi coadiuvare da un divorzista che conosca bene l’iter e sappia fare l’interesse del proprio cliente.
Invece per quel che riguarda il discorso delle tempistiche, sicuramente è una procedura rapida ed indolore. Con la nuova normativa infatti in merito al divorzio breve, si possono avanzare pretese procedurali di divorzio breve sei mesi dopo la consensuale e un anno dopo la separazione giudiziale. Certo un bel gran passo in avanti visto e considerato come in Italia il comparto giuridico si muova sempre con molta lentezza, data la burocrazia non proprio snella.
L’accordo
Per porre in essere la procedura di divorzio in Comune, marito e moglie devono essere concordi in merito a quelle che saranno le sorti del loro rapporto. Dunque si stila un accordo, che come abbiamo già anticipato non può contenere questioni patrimoniali se non quella inerente il presunto versamento di un assegno di mantenimento. Non si può insomma stabilire come dividere le proprietà, in quanto ambito di competenza questo del tribunale.
Dunque più nello specifico questo accordo può concernere solo la questione dell’assegno divorzile (a decidere le somme sono i coniugi, in quanto l’ufficiale di stato civile non ha il potere di stabilire un compenso nei riguardi del coniuge che riceverà il mantenimento), la questione della voltura di un ipotetico contratto di affitto e tutte situazioni similari. Anche per questo motivo è importante chiedere sempre l’intervento di un avvocato che possa gestire meglio i nostri interessi e che possa prevenire tutte le eventuali spiacevoli conseguenze per il futuro. Il tutto fermo restando che si tratta di una procedura non di poco conto, che ha nettamente snellire la burocrazia in termini di divorzio.